Com’è possibile diffondere il messaggio antirazzista se la comunità BLM non è direttamente coinvolta nella rappresentazione in uno schermo?

#BLACKLIVESMATTER TRA RAPPRESENTAZIONE E REALTÀ

A cura di Angelica Pavan e Francesca Calvi

 “I can’t breathe!”

Era marzo 2020 quando un urlo di aiuto rimaneva schiacciato per nove infinti minuti sotto il ginocchio di un poliziotto bianco. La morte di George Floyd ha scatenato proteste e rivendicazione dei diritti della comunità nera, così come d’altra parte le aziende che si sono schierate in loro difesa. Il brand activism è diventato un imperativo per imprese che si espongono in questioni sociali. Non si può stare zitti, non si può non prendere posizione: neutralità è sinonimo di accondiscendenza a ciò che sta succedendo. E la lotta al razzismo non può rimanere in silenzio, nemmeno per un attimo, nemmeno se schiacciata per nove lunghissimi minuti. Così anche l’industria del cinema sta cambiando verso una direzione più inclusiva. I film non sono altro che rappresentazione della realtà, e decidere di non rappresentarla correttamente e rilegare agli attori neri ruoli secondari, non fa altro che trasmettere un messaggio erroneo.

Per quanto concerne le premiazioni degli Oscar, a partire dal 2024 verranno introdotti alcuni criteri di eleggibilità degli attori candidati. Tra questi, è ora necessaria la presenza di un attore appartenente ad una minoranza che ricopra il ruolo principale e trame che coinvolgano donne, membri della comunità LGBTQ+, gruppi etnici o disabili.

Com’è possibile diffondere il messaggio antirazzista se la comunità BLM non è direttamente coinvolta nella rappresentazione in uno schermo? Il rapporto Writers Guild of America West del 2020 lo conferma, rivelando che i ruoli di soggetti neri erano di breve durata. Essi rappresentano solo il 35% degli sceneggiatori televisivi: la scrittura è ancora in mano ad autori bianchi. Questo comporta una rappresentazione ingiusta della comunità black, raccontata da un punto di vista della maggioranza bianca che ancora descrive solo il male subito.

La sofferenza delle persone di colore non può prevalere i nostri schermi, la comunità black non può essere associata unicamente al dolore, le aspettative non possono essere legate solo al razzismo che sono costretti a vivere quotidianamente. Dopo la visibilità dai movimenti Black Lives Matter è diventato più concreto il sogno di una vera libertà creativa, di un cast di artisti di ogni colore dietro e davanti la macchina da presa. Forse una reale rappresentazione della comunità black è ancora possibile, nella speranza che si concretizzi prima di nove interminabili minuti senza fiato.