Lavoro, social media e la festa della donna

A cura di Elena Carmazzi

Sui social l’anno della pandemia e dei posti di lavoro persi per il 98% da donne è stato il comune denominatore- declinandolo più o meno esplicitamente- della comunicazione da parte di brand, giornali e influencer in occasione della festa della donna. Invece di portarvi numeri proviamo a far emergere la situazione andando ad analizzare la comunicazione visuale e testuale portata avanti da alcuni dei brand italiani più d’impatto su instagram.

Il brand leader nel settore della comunicazione, IKEA Italia, sceglie una linea più complessa ma estremamente efficace, collegandosi alla Treccani e focalizzandosi sull’importanza delle parole quotidiane per combattere quei retaggi culturali sbagliati e al tempo stesso portare all’attenzione del pubblico, implicitamente, un prodotto da loro venduto: l’asse da stiro. Ma se andiamo più a fondo, possiamo contestualizzare questo tema nel frame della pandemia. La maggior parte delle persone che hanno perso il lavoro sono donne, costrette a stare in casa e a incarnare l’unico ruolo sociale riconosciutole dal retaggio maschilista e patriarcale: la casalinga.

Vediamo invece come scelgono di comunicare due dei quotidiani più importanti del nostro paese. Il quotidiano economico-finanziario Il Sole 24 Ore dedica l’8 marzo all’occupazione femminile, analizzando lavoro, genitorialità e percorsi universitari. È in occasione di questa festa che insieme ad Alma Laurea indaga sulla differenza di genere in termini di entrata nel mondo del lavoro per giovani neolaureate; mostrando che “fino alla laurea le ragazze hanno un maggiore successo dei ragazzi. Le donne, però, incontrano maggiori difficoltà nell’accesso alla professione. E il ritardo all’ingresso del mondo del #lavoro difficilmente viene recuperato. Così come le #retribuzioni femminili sono mediamente più basse di quelle maschili”.

Mentre La Repubblica sceglie la linea “I diritti delle donne sono diritti di tutti” mostrando i volti di donne di diverse etnie e ceti sociali, rimandando alla cornice della pandemia nel copy ricordando che “in Italia le donne hanno dovuto pagare il prezzo più alto della pandemia e questo significa che le diseguaglianze sociali che si sono innescate aggravano lo squilibrio di genere ai danni delle donne nel nostro Paese. Con una serie di ricadute negative che investono ogni aspetto della vita nazionale e costituiscono una seria ipoteca sulla possibile ricostruzione”.

Nel mondo social abbiamo preso in considerazione due influencer molto seguiti ma appartenenti ad ambiti completamente diversi. L’Estetista Cinica, estetista e imprenditrice proprietaria della linea di cosmetici VeraLab con una delle community più attive di instagram, punta l’attenzione sulla coesione e sul supporto mai così necessario come in questo periodo storico. Invita le donne ad essere “vicine e supportanti, non giudicanti” tra loro, “perchè se dobbiamo sprecare energie per inutili schermaglie tra di noi ne abbiamo sempre meno per affrontare un mondo che purtroppo per noi resta sempre un posto più difficile che per i maschi. Non c’è bisogno di una festa della donna, c’è bisogno di un mondo più a misura di donna e per ottenerlo dobbiamo lavorarci noi per prime”.

Mentre l’avvocatessa Cathy La Torre, su instagram @avvocathy, impegnata in prima linea nella lotta per i diritti, sceglie un approccio duro e diretto: Buon 8 marzo un c****!. Riportando un resoconto della situazione preoccupante e dettagliato e ricordando che, dati alla mano,  “auguri e mimose sono pensieri e gesti bellissimi. Ma se le cose non cambiano rischiano di rimanere solo questo: pensieri e gesti bellissimi. Ma vuoti”.