Carta di Rieti: i 9 comportamenti per un’efficace comunicazione in emergenza. Comunicare (con) la scienza.

a cura della Redazione

Prendendo spunto dalle parole dei Consiglieri Nazionali Biagio Oppi e Sergio Vazzoler nel loro articolo La responsabilità dei comunicatori e dei relatori pubblici ai tempi dell’Infodemia abbiamo deciso – in relazione agli accadimenti del weekend del 22 e 23 febbraio e dell’esplosione della questione del Covid-19 – di indagare i nove comportamenti espressi nella Carta di Rieti e relativi ad un corretto modello comunicativo in caso di emergenze. Pur non entrando nel merito della questione e delle relative procedure già in atto (non essendo competenti) intendiamo il nostro come sforzo e supporto responsabile, in linea con quelle stesse linee guida che indagheremo nel corso di questa settimana.

Comunicare (con) la scienza.

A chi ci rivolgiamo nel momento in cui sentiamo dolore ad un dente? Ad un dentista. E perché non ai nostri genitori di cui ci fidiamo ciecamente? Semplicemente perché i nostri genitori non hanno, o non potrebbero avere, le competenze necessarie per la questione prospettata. La fiducia, d’altronde, non si accorda solo ai nostri cari, per il fatto stesso di essere nostri cari o, in alternativa, a chi ha un buon carattere ma anche e soprattutto a chi dispone delle competenze funzionali alla risoluzione di un determinato scopo.

Il dilemma sulla comunicazione scientifica è già noto. Da una parte coloro che considerano la scienza poco democratica data anche dalla complessità dei dati lavorati e veicolati all’esterno; dall’altra coloro che auspicano una progressiva semplificazione del dato scientifico di fronte ad un pubblico che non è più autoreferenziale ma che è sempre più diffuso, ricomprendendo oltre alla stessa comunità scientifica anche i Cittadini, il mondo delle imprese e l’universo politico-pubblico. Riteniamo che proprio l’intensa polarizzazione tra le due tesi non aiuti la risoluzione del dilemma che dovrebbe essere maggiormente indagato in quello spazio intermedio tra i due estremi. Comunicare con la scienza significa ridare fiducia e dignità al dato scientifico ed a colui che lo esercita, ma significa anche interrogarsi responsabilmente sul miglior timbro narrativo da utilizzare nella fase di veicolazione all’esterno, tenendo bene a mente che quegli stessi dati sono e saranno sempre di natura complessa, richiedendo da parte del comunicatore un’attenzione particolare ed una sensibilità pronunciata. Soprattutto, rispetto al diretto competitor: una leggenda metropolitana che non ha alcun bisogno ed alcuna voglia di essere spiegata e che può attecchire persino nel caos di una metropolitana di punta. Mentre casomai pensiamo alla rata dell’affitto ancora da saldare.