CineBonusTrack: Una domenica perfetta, in compagnia di Jojo e del suo amico immaginario Adolf.

di Stefano Martello

Una domenica perfetta. A dispetto della sconfitta della mia Roma contro il Bologna di Biagio Oppi. A passeggio per una Capitale silenziosa (causa domenica ecologica) a braccetto con la persona che mi è accanto, e subito dopo aver consumato una succulenta cheesecake. Una giornata del genere può riservarti altre sorprese? Decisamente sì. Un film, che non hai nemmeno scelto (ma si sa, certe volte avere la persona giusta accanto è un vero e proprio colpo di culo): un’autentica rivelazione. Ancor di più perché ambientato in uno dei momenti più terribili della nostra storia. Ancor di più perché la trama riguarda quell’odioso indottrinamento che coinvolse tanti bambini e tanti ragazzi tedeschi, convinti da una Croce di ferro a contrastare con armi di fortuna i tank russi. Jojo Rabbit è ricordo, di un libro – Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke – che avevo letto nella mia adolescenza, quando i pensieri erano pochi e ci si poteva perdere in un po’ di sano cazzeggio intellettuale. Jojo Rabbit è monito, contro le conseguenze di una violenza che forse è ancora dentro di noi, almeno a leggere le cronache. Ma Jojo Rabbit è, ancor di più, un esempio illuminante di timbro comunicativo efficace e sostanziale, capace di narrare un momento tanto terribile con grazia e forma. Inequivocabile. Poteva, una domenica così perfetta, migliorare ulteriormente? La risposta è ancora sì. Nel momento in cui si sono accese le luci e ci siamo alzati con gli occhi un po’ lucidi (almeno i miei), dietro a noi c’erano un paio di bambini che hanno iniziato ad interrogare i loro genitori con una serie di incessanti, superbi, speranzosi, perché?