
28 Mar IL VALORE DELLA FATICA NEL DIVARIO GENERAZIONALE
Quale valore e significato attribuiamo alla fatica?
Come ci rapportiamo ad essa e come influenza le nostre decisioni?
Queste sono alcune delle domande a cui abbiamo dato risposta durante l’agorà organizzata da Melainsana lunedì 3 marzo, un evento dedicato allo scambio culturale e di opinioni.
Sul Magazine online di Melainsana, il tema proposto nell-il valore della fatica – è stato affrontato sotto vari punti di vista; quello che a noi ha incuriosito particolarmente è però l’evoluzione di questo concetto che, ad oggi, assume un significato nuovo rispetto a quello attribuito in passato.
Un concetto in evoluzione
È ormai noto che generazioni diverse hanno percezioni e idee diverse rispetto ad uno stesso argomento, e questo discorso vale anche per il termine fatica. Partiamo dalle basi: secondo il Nuovo Devoto-Oli con il termine ‘Fatica’ si definisce lo “sforzo intenso e prolungato che porta all’indebolimento progressivo delle facoltà di resistenza fisiche o spirituali” o ancora come “Difficoltà, pena, disagio, stanchezza ed esaurimento” e infine come “risultato di un lavoro fisico o mentale”.
Troviamo che la definizione racchiuda bene i diversi aspetti attribuibili al termine fatica, e che ricalcano parte dei significati attribuiti dalle diverse generazioni.
La duplice natura della fatica
Durante l’evento ci ha colpito il pensiero di Giovanni, secondo lui “le generazioni di oggi percepiscono di più la fatica anche mentale, rispetto a generazioni passate che davano importanza soprattutto alla fatica fisica”. Su questo punto ci troviamo molto d’accordo, per la nostra esperienza, infatti, generazioni diverse attribuiscono una natura differente al tipo di fatica che viene percepito.
Per le generazioni passate, in particolare Baby Boomer e Generazione X, quando si parla di fatica ci si riferisce ad uno sforzo di tipo fisico, come ad esempio la difficoltà di un lavoro come il contadino, il muratore o l’operaio oppure lo sforzo richiesto dalle faccende domestiche. Le generazioni più recenti, come Millennials e Gen Z, riconoscono una componente anche mentale della fatica, legata per esempio alla difficoltà nello studio e nella concentrazione.
Un mezzo importante, ma non l’unico
Un altro aspetto che differenzia le generazioni del passato da quelle odierne è l’attribuzione di un valore assoluto, che riconosce la fatica come unico veicolo per raggiungere il successo, il sacrificio che permette di ricevere in cambio una ricompensa, come ad esempio il conseguimento di un traguardo. Il lavoro duro, la fatica, erano percepiti come componente essenziale nella formazione dell’individuo e strumento di crescita.
Oggi invece la percezione è che la fatica non sia più l’unico modo per avere successo; infatti, entrano in gioco concetti come efficienza e creatività. Svolgere un lavoro bene e con metodo, anche senza fare fatica, permette comunque di raggiungere buoni risultati. Inoltre, la creatività e la capacità di trovare soluzioni nuove e alternative possono portare importanti riconoscimenti anche con poco sforzo.
Bilanciare fatica e benessere personale
Infine, un’ultima considerazione va attribuita al ruolo che la fatica ha avuto nell’immaginario collettivo. La percezione è quella che le generazioni passate attribuissero un ruolo centrale alla fatica, senza la quale non era possibile il pieno riconoscimento del traguardo raggiunto. Il duro lavoro è quello che ripaga, anche a costo di sacrificare parte del proprio benessere.
Oggi, fortunatamente, siamo più consapevoli dell’importanza di prendersi cura di sé e della propria salute, sia fisica che mentale. Questo nuovo modo di pensare ha portato le nuove generazioni a desiderare di bilanciare la fatica e le difficoltà che un lavoro, lo studio o le relazioni richiedono, con il proprio benessere. Si è disposti a lavorare duramente e con fatica solo quando non ne risentiamo e non rischiamo di restare schiacciati dal peso delle nostre scelte di lavoro o di studio.
In particolare, ci ha colpito la frase di Letizia che vi riportiamo di seguito: “La fatica deve essere giustificata, motivata e equilibrata per noi rispetto alle generazioni passate”.
Il valore della fatica
Ecco che, sebbene alcune differenze di percezione e di pensiero, si ha comunque un punto di incontro. Le generazioni passate ma anche quelle più recenti sembrano essere concordi nel riconoscere che la fatica e il duro lavoro siano da rispettare. Si mantiene comunque un senso di ammirazione per chi lavora con dedizione per raggiungere i propri traguardi.
Quello che emerge è dunque il riconoscimento del valore che la fatica ha e il peso che ricopre all’interno delle nostre vite, rimangono alcune divergenze che segnano il passaggio generazionale e che hanno portato, oggi, ad attribuire alla fatica un carattere non più solo fisico ma anche mentale. Oggi più di ieri, la percezione è quella di uno strumento in qualche modo necessario ma non più sufficiente per raggiungere i propri obiettivi e per vedersi riconosciuto il merito dei propri traguardi.
Nota dell’autore: i nomi di persone inseriti nell’articolo sono nomi di fantasia.