Diritto e ambiente: la proposta di riforma della Commissione UE

Di Gianpaolo Mascaro

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Ad oggi, l’Unione Europea non offre un quadro soddisfacente in termini di diritti di compensazione derivanti da danni ambientali. Tuttavia, la Commissione ha recentemente avanzato una proposta che potrebbe finalmente rappresentare una svolta.

Nel corso degli ultimi anni, la società civile ha intensificato i propri sforzi per influenzare l’adozione di normative europee volte ad imporre degli obblighi comportamentali più stringenti per le imprese, così da ridurre l’impatto negativo delle loro attività su diritti umani e condizioni ambientali. Nonostante ciò, non sono ancora stati registrati miglioramenti concreti nel quadro della legislazione comunitaria riguardo a questo delicato tema. Infatti, il blocco di previsioni tuttora vigente sulla responsabilità da danni ambientali degli enti giuridici esclude perentoriamente la sussistenza di un diritto alla compensazione delle persone lese. Tale grave lacuna fu frutto delle discussioni istituzionali in relazione alla Direttiva 2004/35/CE, in occasione delle quali si decise di non includere obblighi di compensazione in capo alle imprese per evitare di stabilire un apparato sanzionatorio di stampo penalistico.

Tuttavia, lo scorso aprile la Commissione UE ha formulato una proposta di direttiva che, qualora venisse adottata dal Parlamento e dal Consiglio dell’Unione Europea, introdurrebbe un diritto di compensazione spettante ad ogni singolo cittadino comunitario per i danni alla salute eventualmente sofferti in seguito alla violazione da parte delle imprese delle soglie antinquinamento. Nonostante questo elemento rappresenterebbe già di per sé un notevole passo avanti, la proposta in parola si spinge ben oltre, fino a prevedere addirittura l’inversione dell’onere della prova nei relativi casi giudiziari. In poche parole, al cittadino che lamentasse un danno alla salute derivante dalle attività inquinanti di un’impresa basterebbe dimostrare che l’infrazione delle norme ambientali abbia verosimilmente potuto causare tale danno. Una volta accertato questo potenziale legame tra causa ed effetto, spetterebbe poi alla società convenuta dimostrare che, nel caso concreto, il suddetto legame non sussista e che pertanto il mancato rispetto delle norme ambientali ed il verificarsi del danno alla salute accusato dal ricorrente siano completamente svincolati l’uno dall’altro.

Alla luce di quanto esposto, appare inutile enfatizzare ulteriormente quanto questa riforma possa essere decisiva nella lotta all’impunità delle imprese, nonché nell’obiettivo incrementare il valore deterrente del quadro normativo ambientale nei loro confronti. Inoltre, l’implementazione di tale proposta rappresenterebbe un segnale molto importante per i cittadini europei i quali, per la prima volta nella storia dell’Unione Europea, potrebbero beneficiare di una tutela istituzionale adeguata per proteggere i propri diritti ad un ambiente salubre ed alla salute.