24 Giu Intervista a Giuseppe Milano
Comm to Action ha intervistato Giuseppe Milano, ingegnere edile-architetto ed urbanista, già giornalista ambientale e Segretario Generale di Greenaccord Onlus.
a cura di Giulia Armuzzi ed Elisa Taiti
Da molti anni ti occupi di rigenerazione urbana e di sviluppo sostenibile. Qual è la situazione nel nostro Paese e quali le sfide prioritarie?
Le città, pur occupando appena il 3% della superficie mondiale, immettono in atmosfera oltre il 65% delle emissioni climalteranti, con l’edilizia tra i settori più inquinanti ed energivori. Sarebbe fondamentale, dunque, non solo riqualificare il nostro vetusto patrimonio edilizio esistente, costruito per almeno il 70% prima degli anni ’80 del secolo scorso, anche per prevenire il grave fenomeno del consumo di suolo; ma anche efficientarlo dal punto di vista energetico, nell’urgenza di migrare verso le rinnovabili. Oggi, nonostante i tentativi compiuti da diverse forze politiche nell’ultimo decennio, continuiamo a non avere in Italia una legge che azzeri il consumo di suolo entro il 2050 come ci chiede l’Europa, né una legge per l’adattamento urbano ai cambiamenti climatici, i cui eventi estremi non possono più essere trascurati per i loro impatti sempre più intensi e frequenti. Secondo il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il contrasto ai cambiamenti climatici rappresenta, dunque, la sfida più importante del XXI secolo e per vincerla il protagonismo delle più giovani generazioni è fondamentale.
Cosa spinge un professionista come te, già notevolmente impegnato nella dimensione professionale e nelle organizzazioni sociali, a candidarsi all’Ordine degli Ingegneri della propria provincia? Quale ruolo possono esercitare ancora oggi simili Istituzioni?
Dirò una cosa romantica e, quindi, una cosa, probabilmente, anacronistica rispetto ai tempi che viviamo. Mi sono candidato, con animo genuino e disinteressato, solo per provare a dare il mio contributo sui temi dell’innovazione tecnologica, della conversione ecologica e della transizione energetica dei nostri attuali modelli di produzione e consumo perché li reputo strategici ed essenziali per uno sviluppo sostenibile inclusivo e generativo dei nostri territori. Su questi temi, negli ultimi anni, ha prevalso il negazionismo, lo scetticismo o il catastrofismo. Servono equilibrio e competenze. Nella mia esperienza ho capito che non ci si salverà mai da soli e che lamentarsi soltanto dei problemi non li risolverà per magia. Serve una diversa utopia, che rimetta al centro il Noi perché solo insieme ciò che sembra straordinario diventa ordinario. L’Ordine degli Ingegneri della mia Provincia (quella di Bari), se sarò eletto tra pochi giorni, mi vedrà, in particolare, impegnato su queste frontiere tematiche e in numerose campagne di ascolto dei territori perché diventino capaci di estrarre e valorizzare il loro latente potenziale. L’Ordine degli Ingegneri, in ogni provincia, può diventare, pertanto, un acceleratore di processi e un incubatore di opportunità.
Quali consigli per il nostro pubblico e per gli studenti e le studentesse che vogliono lavorare in questo particolare ambito?
Certamente studiare e approfondire la complessità contemporanea, dai cambiamenti climatici agli sconvolgimenti demografici o economici, tra loro comunque interconnessi, perché senza competenze ibride e multidisciplinari oggi si fa fatica. L’idea che ciascuno di noi sia un’isola autosufficiente è sempre più sbiadita. Noi siamo arcipelaghi perché siamo in connessione con gli altri, da accogliere nelle loro differenze, ma siamo anche alberi che devono tutelare le proprie radici. Trovo essenziale, tuttavia, che i più giovani siano sempre più incuriositi da cosa succede intorno a loro, che siano in grado di frequentare il dubbio, di allenare la creatività e che possano poi intraprendere con entusiasmo e pragmatismo i sentieri dell’innovazione per realizzare i loro sogni, non temendo il fallimento che, anzi, può aiutare a crescere e a migliorare.
Due consigli di lettura per avvicinarsi al tema.
I consigli, ovviamente, sarebbero molti. I testi che meritano di essere letti, per non dire proprio studiati e sottolineati, sono “Primavera silenziosa” di Rachel Carson (una scienziata che già 50 anni fa osservò come alcuni processi industriali contribuivano ad avvelenare il pianeta) e “L’intelligenza del suolo” di Paolo Pileri (professore di urbanistica al Politecnico di Milano che propone una riflessione sul suolo, bene ecologico globale e risorsa naturale non rinnovabile ancora poco conosciuta e valorizzata).
Giuseppe Milano, ingegnere edile-architetto ed urbanista, già giornalista ambientale e Segretario Generale di Greenaccord Onlus, oggi collabora con un’Agenzia del Ministero dello Sviluppo Economico che si occupa di innovazione. Nel recente passato ha collaborato per un paio d’anni con il centro di ricerca Ispra sul tema del consumo di suolo. Da oltre 10 anni studia e si interessa di come le città, anche mediante la rigenerazione urbana e le soluzioni basate sulla natura, possono adattarsi meglio ai cambiamenti climatici. Ritiene indispensabile, infine, incontrare gli studenti e realizzare, mediante i Pon, progetti che ne mettano al centro la creatività e l’immaginazione.
Per approfondimenti: https://www.youtube.com/watch?v=zPUXuMMGxLQ&t=6s