L’inclusione del Nucleare nella Tassonomia Europea

L’inclusione dell’energia nucleare all’interno della tassonomia europea ha ri-alimentato il dibattito, già esistente da anni, in merito a rischi e benefici del nucleare.

Di Luca Cherubim Ferracuti

 

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Attualmente l’utilizzo dell’energia nucleare è oggetto di un ampio dibattito all’interno dell’Unione Europea. Il 2 febbraio la Commissione Europea ha dichiarato che l’energia nucleare dovrebbe essere considerata una fonte di energia verde sostenibile. Questo significa che d’ora in poi la tassonomia europea, la quale stabilisce una lista di attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale, debba includere il nucleare, dando la possibilità agli Stati Membri di adottarlo. Di conseguenza, l’energia nucleare contribuirà a rendere l’Unione Europea carbon neutral, obiettivo principale del Green Deal. Tuttavia, mentre fino al 1990 l’energia nucleare era parte integrante della rete energetica italiana, a seguito di un referendum in cui il popolo italiano si è espresso contro questo tipo di energia, lo Stato italiano ha chiuso le proprie centrali nucleari. L’Italia è infatti una delle uniche due nazioni dell’UE, insieme alla Lituania, ad aver escluso il nucleare dalla propria cassetta degli attrezzi dopo averne fatto uso in passato.

La nuova riclassificazione da parte della Commissione Europea ha, dunque, scatenato in Italia un nuovo dibattito sull’uso dell’energia nucleare, alimentato dall’aumento dei prezzi dell’energia e dalle debolezze della rete energetica italiana evidenziate dalla sua dipendenza dal petrolio e dal gas russo, un problema diffuso in tutta Europa. È innegabile che il nucleare sia un modo molto efficiente di produrre energia, avendo il fattore di capacità più alto di qualsiasi altra fonte energetica. Il fulcro del dibattito, dunque, è comprendere se i benefici di una fonte di energia così efficiente siano tali da superare i rischi derivanti dalla sua pericolosità.

In particolare, i rischi associati all’energia nucleare potrebbero essere amplificati in paesi soggetti a disastri naturali, come ad esempio l’Italia, territorio sismico. Il malfunzionamento di una centrale nucleare è molto raro, essendo accaduto su larga scala poche volte nella storia, ma con conseguenze disastrose. Tuttavia, la preoccupazione maggiore riguarda lo smaltimento dei rifiuti radioattivi emessi da questa fonte di energia. Infatti, non esiste ancora una procedura sicura per smaltire i rifiuti nucleari. Questo ovviamente rappresenta un rischio per l’ambiente e per gli abitanti delle zone circostanti le centrali nucleari.

Il dilemma dell’energia nucleare è difficile da risolvere, in quanto potrebbe contribuire al raggiungimento di un’Europa a zero emissioni entro il 2050, ma comporta molti rischi che potrebbero generare disastri umani e ambientali su larga scala, come è successo a Chernobyl e potrebbe succedere con la centrale di Zaporizhzhia in Ucraina, danneggiata dagli attacchi russi. Si tratta di un dilemma certamente gravoso, ma dalla cui risposta dipende il proseguimento di una strategia generale che già oggi mostra evidenti e allarmanti segnali di infattibilità. Almeno, rispetto ai tempi che ci siamo tutti dati.