Fare la differenza alla COP26

Dopo il G20, la COP26 solleva le tante questioni da negoziare per il futuro del nostro pianeta.

Alberto Fernández, Presidente dell’Argentina alla COP26. Foto di: Casa Rosada Condivisa sotto Creative Commons Attribution 2.5 Argentina license.

Di Asia Guerreschi

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (COP26) che quest’anno si è tenuta a Glasgow, sotto la Presidenza del Regno Unito, incorpora anche la conferenza della Parti del Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi. L’aspettativa era alta e, oltre all’impegno per obiettivi più ambiziosi da quelli stabiliti dalla COP21, è prevista anche una verifica sull’andamento degli impegni sottoscritti dall’ Accordo di Parigi.

L’elemento caratterizzante ha riguardato la presenza, accanto ai Capi di Stato,  di istituzioni private e rappresentati del settore finanziario. Un tema su cui ci si è incentrati per verificare come la finanza pubblica e privata possano contribuire a mantenere (e ridurre) il riscaldamento globale sotto i 1.5 gradi. Gli accordi siglati più importanti riguardano la riduzione di metano entro il 2030 e la riduzione della deforestazione. l’Italia ha firmato lo stop ai sussidi per i combustibili fossili insieme ad oltre 20 altre nazioni.

Ridurre la produzione di metano è un obiettivo recentemente confermato, anche alla COP26, dal Presidente Statunitense Joe Biden con linee guida proposte dall’agenzia americana per l’ambiente (Environmental Protection Agency – EPA).

Ma non è tutto oro ciò che luccica, a margine dei lavori della COP26 sono molti i dubbi e scettiscismi da parte di scienziati e giovani che sostengono un ottimismo formale sorretto da una scarsa azione sostanziale. Tra questi Riccardo Valentini -uno degli autori dell’IPCC e dell’ultimo report pubblicato ad Agosto di quest’anno- che si domanda se la scienza verrà ascoltata e che ruolo giochi nel clima comunicativo generale.

C’è un altro motivo  per cui la COP26 quest’anno è stata importante; nello specifico la discussione e negoziazione riguardo l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi che descrive le regole per il mercato internazionale delle emissioni di carbonio.

Vista la complessità dell’argomento e in particolare sulla gestione  dei carbon credits è importante che le Nazioni arrivino ad un accordo condiviso, per immaginare un futuro, per salvaguardare un presente o, più prosaicamente, per evitare di commettere gli stessi errori del passato.