Epatologie: i pazienti dimenticati – Conoscenza, prevenzione e terapia di un’emergenza sociale – Comunicare e informare sui temi della Salute

A cura della Redazione
Epatologie: i pazienti dimenticati – conoscenza, prevenzione e terapia di un’emergenza sociale il corso di Formazione professionale per giornalisti che si terrà a Roma il 21 novembre nella splendida cornice dell’Hotel Bristol di piazza Barberini. Organizzato da SICS , editore di Quotidiano sanità con la sponsorizzazione non condizionante di Alfasigma S.p.A., il corso affronta il tema della cirrosi e dell’encefalopatia epatica a 360°: verranno presentati non solo gli aspetti clinici e terapeutici, ma anche modelli comunicativi e i punti di vista dei pazienti per raccontare una patologia di cui spesso conosciamo poco, soprattutto dal punto di vista dell’impatto sociale. Abbiamo chiesto ad alcuni tra i relatori presenti di anticiparci alcuni dei temi che saranno trattati nel corso della giornata

INFORMAZIONE IN SANITÀ


Corrado De Rossi Re  – SICS, Quotidiano Sanità
D: Dal suo osservatorio privilegiato, quali sono le principali sfide nel raccontare la Salute oggi?
R: Distinguerei intanto tra comunicazione e informazione sanitaria ma in primo luogo direi l’attendibilità, la veridicità, l’indipendenza e l’autorevolezza. Tre elementi valoriali della comunicazione in sanità (ma anche delle notizie di sanità o medicina) che ritengo imprescindibili. Come premesso credo sia corretto distinguere bene, nell’ambito di questa cornice, tra comunicazione e informazione. Apparentemente possono sembrare la stessa cosa ma se da un lato la comunicazione ha finalità e interessi che dovrebbero essere evidenti o quantomeno dichiarati, la corretta informazione dovrebbe essere del tutto disinteressata fatta eccezione del primario interesse del lettore di essere informato correttamente. E non di essere convinto.
Un confine, in verità, che in questo settore è molto labile e che mina alla radice i valori iniziali a cui facevo riferimento.
D: Spesso la dimensione digitale rispetto alla narrazione del tema Salute, viene percepita come poco attendibile. In che modo rappresenta una potenzialità?
R: Purtroppo la realtà dimostra che è vero il contrario. La velocità di trasmissione di contenuti (siano essi attendibili siano essi più vicini alle “fake news” che alla verità oggettiva dei fatti) mina alla radice ogni ipotesi di verifica dell’attendibilità della notizia o della comunicazione. Non si ha (il lettore non ha) il tempo materiale di fermarsi a riflettere, né di leggere o approfondire l’argomento consultando altre fonti o altri punti di vista. Il noto fenomeno delle “Echo Chamber”, secondo cui si tende a dar valore positivo a istanze e ragionamenti che riconosciamo come più vicini al nostro sentire, si amplifica enormemente. In tal senso la narrazione digitale diventa, anche se a torto, più o meno attendibile nella misura in cui avvalora convinzioni o pseudo-convinzioni già latenti nell’animo del lettore o, per usare un termine più comune, nella “pancia” del lettore. Le potenzialità più grandi di questa narrazione digitale della sanità e della medicina verranno conquistate quando fonti ritenute attendibili, indipendenti e autorevoli riusciranno ad utilizzare gli strumenti digitali con la medesima efficacia di chi li utilizza per ben altri fini. L’esempio più lampante è quello dell’universo “no-vax” che ha cominciato a perdere colpi quando qualcuno è sceso sullo stesso terreno di gioco sfruttando in pieno le regole, a volte sporche, della comunicazione digitale facendone propri gli strumenti, i metodi e le tempistiche.

DIPENDENZE E INFORMAZIONE

Marco DottiUniversità di Pavia
D: Alcool e Cirrosi: potrebbe illustrarci qual è oggi la situazione in italia dal punto di vista della comunicazione e dell’informazione?
R: Il tema, oltre che medico, è di comunicazione. Perché se è chiaro, da un punto di vista medico, che la relazione tra consumo di alcol e cirrosi è una relazione complessa, nel discorso pubblico questa complessità rischia di ridursi. Intendo dire che siamo davanti a un potenziale conflitto di interpretazioni tra un nesso causale complesso – così lo definisce il neurolinguista George Lakoff – che prevede una certa capacità di discernimento critico e una percezione che rischia, soprattutto tra coloro che trattano l’argomento, di semplificarsi in eccesso”.
D: All’interno di un timbro narrativo generale, quali sono, secondo Lei, le leve comunicative più efficaci per parlare di Cirrosi?
R: Io credo che, riprendendo ancora l’insegnamento di George Lakoff, si debba costruire un frame, ossia una cornice comunicativo/narrativa all’interno della quale sia possibile rendere di comune fruizione e comprensione il problema, ma al tempo stesso sia necessario che quella cornice renda possibile la comprensione di nessi che non sempre sono elementari e semplici. A ben vedere, le leve comunicative più efficaci per parlare di cirrosi sono le leve comunicative efficaci tout court: coerenza, competenza, chiarezza ma anche capacità di stimolare nel lettore un’interpretazione autonoma ma coerente con un quadro scientifico di fondo. Quello che Umberto Eco chiamava il lector in fabula è, per il nostro lettore (paziente, famigliare o non) un attore altrettanto importante del processo comunicativo generale. Non è un semplice fruitore. Io credo vada valorizzato il suo ruolo, proprio in termini di efficacia non solo testimoniale”

NEUROMARKETING

Lucia Carriero Neuroset
D: in che modo il Neuromarketing può coadiuvare i processi comunicativi?
R: Il neuromarketing può aiutare a comprendere a fondo il comportamento del consumatore nonché i correlati neurali e fisiologici delle sue scelte d’acquisto attraverso misurazioni puntuali dei suoi processi emozionali e motivazionali. Ad esempio, attraverso la misurazione dell’attività cerebrale (elettroencefalografia e risonanza magnetica funzionale) o il rilevamento dell’attività fisiologica (accelerazione del battito cardiaco, sudorazione, movimenti oculari e sforzo muscolare), è possibile comprendere come il cervello reagisce inconsciamente al messaggio del brand e agli stimoli della comunicazione.
Il neuromarketing è un alleato importante in ambito comunicativo, perché può aiutare a ottimizzare messaggi di marca e campagne pubblicitarie, comprendendo quale è il coinvolgimento cognitivo ed emozionale del consumatore, quali i meccanismi che portano alla fidelizzazione, oppure in che modo il prezzo influisce sulle scelte d’acquisto, ecc.
D: Quali all’interno della grande famiglia del neuromarketing gli strumenti più funzionali?
R: Oggi esistono molti strumenti per la misurazione dei processi cognitivi sub-coscienti, tra questi sicuramente sono indispensabili quelli neurometrici (EEG, Eyetracker, ecc.) ma recentemente sono state create batterie di test capaci di rilevare processi motivazionali e decisionali profondi, tra cui i test impliciti e quelli che misurano i tempi di reazione.
D: Qual è il ruolo del neuromarketing nella comunicazione delle patologie epatiche?
R: Il neuromarketing può aiutare a identificare le variabili della comunicazione (in campagne di prevenzione, pubblicità, ecc.) che hanno più probabilità di coinvolgere il pubblico di riferimento a un livello profondo, sub-cosciente, emozionale.
Ad esempio, il neuromarketing può aiutare a capitalizzare su elementi specifici della comunicazione (efficacia dei testimonial, identificazione di immagini e messaggi associati e emozioni positive , ecc.), per disincentivare comportamenti di social binge-drinking e abuso di alcol in fasce di popolazione più giovane, che possono esitare in patologie importanti in età adulta.